lunedì 6 settembre 2010

Non è vero ma ci credo: ovvero quanti di noi prendono l’ibuprofene?

Qualche mese fa sulla rivista Internazionale è uscito un articolo dal titolo “Non è vero ma ci credo” (http://articoliscelti.blogspot.com/2010/05/non-e-vero-ma-ci-credo.html) di cui vi presenta un estratto. L’articolo affronta il tema dell’informazione medica ovvero di come si danno le informazioni e di quanto sia difficile sia far cambiare idea alle persone soprattutto in medicina.

Uno degli esempi era l’utilizzo dell’ibuprofene un antiinfiammatorio conosciuto in Italia con diversi nomi commerciali come ad esempio Moment, Cibalgina. Nell’articolo si racconta la storia di uno scienziato David Nieman che ne ha studiato l’utilizzo durante la Western states endurance run, una maratona di 160 chilometri sui monti della Sierra Nevada (per lo studio originale vedi http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16554145)

“Dopo aver individuato i volontari per il suo studio, Nieman ha confrontato i livelli di dolore e infiammazione tra i corridori che avevano assunto ibuprofene e gli altri. I risultati erano inequivocabili: l’ibuprofene non riduceva né il dolore né l’infiammazione muscolare. Anzi, le analisi del sangue evidenziavano un livello infiammatorio più alto tra gli atleti che avevano assunto farmaci a base di ibuprofene. L’anno dopo Nieman è tornato alla Western states endurance run e ha mostrato i risultati del suo studio ai maratoneti. Era sicuro che avrebbero cambiato le loro abitudini, ma si sbagliava. “Sono convinti che l’ibuprofene faccia bene”, spiega.

Secondo Nieman, i maratoneti avrebbero smesso di prendere l’ibuprofene dopo aver letto i risultati della sua ricerca. Ma è caduto vittima di quello che lo psicologo sociale Robert J. MacCoun, dell’università di Berkeley, definisce l’assunto della “verità che vince”, cioè l’idea che, se qualcuno espone i fatti in modo corretto, la verità viene riconosciuta da tutti. Assumere l’ibuprofene durante una gara di resistenza è molto rischioso: può causare un’emorragia gastrointestinale e la rabdomiolisi, una patologia che a sua volta può provocare un’insufficienza renale acuta (per le avvertenze vedi sul web.

http://www.pharmamedix.com/principiovoce.php?pa=Ibuprofene&vo=Avvertenze)

Nieman credeva che gli atleti avrebbero voluto conoscere i rischi a cui si stavano esponendo. Ma si è scontrato contro un fenomeno che in filosofia viene definito “realismo ingenuo”. “Se crediamo a qualcosa, di qualsiasi cosa si tratti, vuol dire che è vero”, spiega MacCoun. I fondisti credono in buona fede che l’ibuprofene riduca le infiammazioni alle articolazioni e ai muscoli. Questa spiegazione è un “modello mentale”, una struttura concettuale del funzionamento di qualcosa che aiuta le persone a interpretare il mondo. Una volta che il modello è all’opera, la mente adatta a forza le nuove informazioni raccolte. “Tutti pensano che basta informare le persone sui fatti”, osserva Brendan Nyhan, ricercatore sulle politiche sanitarie e studioso di scienze politiche all’Università del Michigan. “Ma le persone elaborano le informazioni alla luce delle loro convinzioni”. ….. Vari studi dimostrano che l’assunzione di ibuprofene e di altri farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) prima dell’allenamento ostacola la ricostituzione dei tessuti e rallenta il recupero dagli infortuni alle ossa, ai legamenti, ai muscoli e ai tendini. Ma l’idea che i Fans aiutino le prestazioni riducendo il dolore è così radicata che un quarto degli atleti alle Olimpiadi del 2000 a Sydney ha dichiarato di averli usati. Per molti maratoneti è impossibile che un medicinale, appartenente alla classe di farmaci “antinfiammatori”, faccia aumentare le infiammazioni. Grazie a una serie di marker nel sangue, lo studio di Nieman dimostra proprio questo. Quando i fatti contraddicono una convinzione radicata, non vengono quasi mai accettati senza resistenze. “Se un ricercatore fa una scoperta che conferma le nostre idee, pensiamo che è giusta”, spiega Mac- Coun. “Se ci troviamo di fronte a una novità che non ci piace, cerchiamo delle giustificazioni

Prendere un antinfiammatorio prima di una gara non serve ma molti atleti non ci rinunciano”

Nessun commento:

Posta un commento